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Emergenze
Mario Rigoni Stern su William Kentridge
 
 
 
Guardo queste acqueforti di William Kentridge e il pensiero va a cosa si vede percorrendo le autostrade, al traffico, alle periferie delle grandi città, a quanto ho visto, letto, ascoltato nel corso della vita.

...comparve l'uomo e la terra era multimilionaria d'anni; apparve nuova, immensa, difficile da viverci. Dicono gli antropologi che molto tempo dopo l'Homo si mise erectus, dopo divenne habilis, quindi sapiens. In una caverna delle mie montagne hanno trovato i segni dell'Homo sapiens neanderthalensis: selci lavorate, tracce di fuoco, denti di orso. Sono entrato in quella grotta e con senso di timore e di rispetto mi sono seduto su quelle pietre.

Ci sono luoghi nel mio Altipiano dove la gente del Neolitico aveva trovato riparo nei tempi della caccia e su certe pietre lasciò i segni della sua misteriosa arte. Ho visitato anche un uomo di quel tempo conservato mummificato in apposito museo a Bolzano: è Hötzi, ricomparso dal ghiacciaio del Similaun. In silenzio sono stato lungo tempo a rimirarlo per avere compagnia; era elegante nelle sue sembianze, agile e snello il corpo, razionali le sue vestimenta, le sue armi da caccia, i suoi oggetti e le poche cose essenziali alla vita e, forse, allo spirito.

Sulle mie montagne ho visto anche i caduti della Grande guerra e nelle steppe della Russia i corpi dei soldati carristi bruciati dentro i carri armati.

Giambattista Vico in Scienza Nuova scrive: «Gli uomini dapprima sentono il necessario, dipoi badano all'utile, appresso avvertiscono il comodo, più innanzi si dilettano al piacere, quindi si dissolvono nel lusso, e finalmente impazzano in istrappazzar le sostanze».

Giacomo Leopardi nel Canto del gallo silvestre grida che un grande silenzio coprirà l'universo e Italo Svevo chiude La coscienza di Zeno con una esplosione enorme che nessuno udrà e con la terra ritornata alla forma di nebulosa che errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.

Un giorno camminando con Primo Levi per le vie di una città gli manifestavo la mia insofferenza per il traffico e l'aria mefitica. Mi rispose: «L'uomo, e lo sai per esperienza, è l'animale che più di ogni altro si adatta all'ambiente. Vedremo la gente camminare per le strade con una maschera sul volto e una bombola di ossigeno sulla schiena».

Ecco, in queste acqueforti di William Kentridge vedo The Waste Land di Eliot.