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Freud ai tempi del cognitivismo
di Maurizio Meloni
 
 
 
Al tempo delle neuroscienze, delle scienze cognitive, della psicobiologia evoluzionistica, il secolo della psicoanalisi appare ormai irrimediabilmente alle nostre spalle. Anche la “svolta mentalistica” nella filosofia contemporanea sembra poter fare del tutto a meno del contributo freudiano.
Con gli occhi degli attuali programmi di naturalizzazione della mente, la battuta freudiana sulla scoperta dell’inconscio come terza ferita narcisistica dell’umanità sembra appartenere ad una fase quasi artigianale delle teorizzazioni attuali.
Tuttavia Freud non è solo un inutile ingombro, o un progenitore alla lontana dell’attuale vague psicologistica. Lungi dal doverla affogare in un mare di metafore cognitiviste e neo-naturaliste, la sostanziale incommensurabilità della psicoanalisi col paradigma di buona parte della filosofia della mente e delle scienze cognitive, è proprio ciò che va salvaguardato come prezioso. Le intuizioni freudiane vivono nel rovescio del vocabolario contemporaneo sulla mente, costituendone la zona d’ombra, ciò che ne mostra l’assente e l’impensato. Nel centocinquantesimo anniversario della nascita, questo lavoro vorrebbe essere un contributo a mostrare quanto di prezioso ci sia oggi nell’inattualità di Freud “ai tempi del cognitivismo”.