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Scenari > Corpo e tecnologie | |||||||||||||
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Questioni sulla progettazione delle tecnologie indossabili e la centralità del tema del corpo nel convegno Design/Body/Sense Le tecnologie indossabili sono una categoria di artefatti a stretto contatto con il corpo dell’utilizzatore, non solo perché vengono indossate, ma anche perché, contrariamente ad oggetti come il personal computer, permettono un’interazione tra utente e oggetto indipendente dall’ambiente fisico e non mediata da altri dispositivi. A differenza di tecnologie portatili come il cellulare o il PDA, l’interazione tra soggetto e tecnologie indossabili implica letteralmente un’incorporazione del loro funzionamento nella pratica dell’utilizzatore, non solo nella dimensione cognitiva personale, ma anche nella gestualità e nelle dinamiche sociali. Tra queste tecnologie si evidenziano sia dispostivi digitali che vanno a replicare le funzioni di cellulari, Mp3 o PDA in apparecchi distribuiti sul corpo dell’utilizzatore, sia dispositivi finalizzati all’aumento o alla modifica della percezione sensoriale del soggetto. Come le protesi tradizionali, si pensi agli apparecchi acustici o agli arti artificiali, le tecnologie indossabili intervengono sul sensorio del soggetto. Tuttavia, questi apparecchi non sono finalizzati a surrogare funzioni deficitarie, bensì a modificare, implementandole con funzioni aggiuntive, le dinamiche cognitive del soggetto attraverso il corpo. Inoltre, tra soggetto e tecnologie si stabilisce una relazione reciproca, poiché da un lato le tecnologie utilizzano il corpo come componente del funzionamento, per esempio impiegando il movimento, la pressione sanguigna o il calore corporeo per attivare delle funzioni, dall’altro il soggetto utilizza le tecnologie come organi di senso aggiuntivi. Dall’unione di corpo e artefatti indossabili si origina una nuova dimensione percettiva, quella del “corpo tecnificato”, la cui condizione impone di analizzare il confine tra naturale ed artificiale, tra reale e virtuale, e di interrogarsi sulle implicazioni che tale dimensione percettiva artificialmente modificata comporta. Analogamente, poiché le tecnologie indossabili estendono i limiti spaziali del corpo, esse vengono ad influenzare le azioni dell’individuo nel contesto sociale e le modalità con cui il soggetto si relaziona agli altri. La dimensione del corpo tecnificato nella sfera sociale implica da un lato lo studio delle problematiche degli artefatti nel contesto culturale di riferimento, dall’altro l’indagine delle modalità con cui il soggetto rinegozia gli spazi delle relazioni. In quest’ultimo ambito tematico, il corpo tecnificato individua una dimensione attiva e una passiva: ovvero, il corpo “informato” da dispositivi digitali può essere ridotto a codice e vigilato, e passare nella disponibilità di altri soggetti. Le tecnologie sul corpo, dunque, possono divenire anche uno strumento di controllo e di violazione della privacy dell’individuo. Le tecnologie indossabili rivelano una discontinuità tipologica e impongono che la progettazione di questi artefatti consideri il corpo e le tecnologie come un’unità inscindibile. La teoria del design necessita di stabilire uno statuto del corpo tecnificato, e di valutare la consistenza del sapere scientifico interdisciplinare applicabile a questo contesto d’indagine. Tali sono le tematiche e le finalità della mia tesi di dottorato in Design del Prodotto e della Comunicazione presso la Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia. Quest’ottica di analisi partecipa ad una sessione dedicata alle tecnologie indossabili (“Wearing Technology”) all’interno del convegno internazionale Design/Body/Sense, organizzato dalla Kingston University di Londra e dalla Design History Society dal 5 all’8 settembre 2007 (www.designbodysense.co.uk). Rachel Zuanon, nell’intervento “Co-evolving wearable computer: convergences among co-evolving interfaces, brain computer interfaces and motion capture interfaces”, tratta della progettazione di interfacce digitali proprio nella relazione reciproca tra corpo del soggetto e tecnologie. Priscilla Arantes, invece, approfondisce il tema della progettazione di dispositivi indossabili dal punto di vista della ricerca artistica (“Expanded interfaces: boundaries between art, design and the body”). In ambito della psicologia cognitiva, Bjorn Franke, Jose Dejesus Zamora e Amber Howard intervengono sulla relazione tra corpo e artefatti nella modificazione del comportamento dell’individuo, oppure, sulle questioni delle affordance o dell’approccio user-centered come ipotesi alla progettazione degli artefatti, anche con strumentazioni digitali. Più in generale, il convegno Design/Body/Sense raccoglie interventi accademici interdisciplinari sul tema del corpo, e soprattutto sul corpo come prospettiva di analisi per il sapere scientifico. Il convegno è finalizzato a sottolineare la centralità dell’anatomia dell’organismo umano nella progettazione degli oggetti fisici e nelle dinamiche sociali e psicologiche dell’esperienza da parte del soggetto. La prospettiva corporea permette di delineare i processi di trasformazione dei contesti culturali, sia nella disciplina storica, che antropologica, che in quelle del design e della comunicazione. La relazione tra fisicità e artefatti è anche l’ottica di analisi per la storia della moda, riletta nell’esperienza attraverso i sensi, e nella modificazione simbolica del corpo attraverso gli abiti – si vedano gli interventi di David Humphrey, Adriana Ionascu e Artemis Yagou. Molti gli interventi specifici su capi di abbigliamento, oggetti del quotidiano, o sulla morfologia dello spazio abitato in chiave Gender Studies, per il cui approccio disciplinare il tema del corpo, soprattutto femmine, è di primaria importanza. Infine il tema dell’ergonomia corporea nell’ambito dell’evoluzione socio-tecnica degli oggetti: si veda l’intervento di Clive Edwards sulla sedia, o Gillian Proctor sul reggiseno. Valentina Croci, dottoranda in Design del Prodotto e della Comunicazione, Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia (www.room50.org |
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