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Scenari > Natura | |||||||||||||
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La discussione sul libro di Bennett e Hacker pone due questioni distinte. La prima riguarda le conseguenze per la filosofia degli sviluppi recenti delle neuroscienze e, più in generale, di una scienza della mente integralmente naturalizzata. La seconda riguarda la cosiddetta fallacia mereologica che verrebbe compiuta dalle neuroscienze e dalla scienza della mente naturalizzata in quanto queste scienze attribuirebbero a una parte (il cervello) quello che invece appartiene al tutto (l'intera persona), dicendo che "il cervello pensa, ricorda, sente, ecc." mentre si dovrebbe dire che "la persona pensa, ricorda, sente, ecc.". Tocco queste due questioni separatamente. Per quanto riguarda la prima questione io sono convinto che gli sviluppi attuali, e ancora più quelli futuri, delle neuroscienze e della scienza della mente naturalizzata (che include tutta la biologia, e non solo le neuroscienze, e poi include le simulazioni con le reti neurali, i modelli di vita artificiale, la robotica) metteranno in grandi difficoltà la filosofia. Una scienza della mente integralmente naturalizzata, che spiega tutta la mente in termini di processi fisici di causa e effetto, tende a diventare autonoma dalla filosofia così come è già diventata autonoma dalla filosofia negli ultimi quattro secoli la scienza della natura. Come oggi non chiediamo più alla filosofia, ma lo chiediamo alla fisica, alla biologia, alla chimica, di dirci come è fatta la natura, così non chiederemo più alla filosofia, ma alle neuroscienze e alla scienza cognitiva naturalizzata, di dirci come è fatta la mente (e in genere come sono fatti gli esseri umani). Quale ruolo di conoscenza resterà allora alla filosofia? Anche la strada di puntare sulla normatività del comportamento umano come elemento di salvezza della filosofia - in quanto è la filosofia, e non la scienza, che può occuparsene - diventerà impercorribile. E' vero che in filosofia fatti e valori/norme tendono ad essere confusi insieme, mentre per la scienza vanno tenuti rigorosamente distinti. (Ed è anche perché le scienze dell'uomo finora non sono riuscite finora a tenerli distinti che queste scienze sono ancora scienze 'nane' rispetto alle scienze della natura.) Ma la nuova scienza del comportamento umano sta individuando le basi 'naturali' di valori e norme, e quindi l'aspetto normativo del comportamento umano non potrà costituire la base di una conoscenza specificamente filosofica di questo comportamento. Peraltro lo studio delle basi naturali di valori e norme richiede che la scienza della mente naturalizzata si occupi non solo di entità fisicamente più grandi di un organismo, come le cellule e le molecole, ma anche di entità fisicamente più grandi di un organismo, come le collezioni e le società di organismi. Per quanto riguarda la seconda questione, quella riguardante la fallacia mereologica, ritengo invece che sia vero che spesso i neuroscienzati compiono l'errore di prendere la parte per il tutto, attribuendo al cervello quello che va attribuito all'intera persona. Ma bisogna dire che oggi la nuova scienza della mente naturalizzata sta liberandosi da questa fallacia. Specialmente chi, all'interno di questa scienza, utilizza modelli teorici di tipo simulativo e robotico sa sempre meglio che il comportamento umano (e ovviamente anche quello animale) può essere spiegato soltanto con modelli 'embodied and situated', cioè con modelli che mettono il cervello dentro a un corpo e il corpo dentro a un ambiente fisico e sociale, spiegando il comportamento non in termini di solo cervello ma in termini delle interazioni tra cervello, resto del corpo e ambiente esterno. A questo punto non è più soltanto il cervello che pensa, ricorda, sente, ecc. (come tendono ancora a pensare i neuroscienzati), ma è l'intero sistema di queste interazioni. Peraltro, la nuova scienza della mente punta anche a spiegare come emergono le idee di 'io', 'altri', 'mondo', 'mio corpo', 'mia azione', 'azione altrui', ecc., riconducendoli alla scoperta che l'individuo fa delle conseguenze sensoriali dei suoi movimenti, del suo imparare a fare attenzione e a prevedere le conseguenze delle sue azioni e di quelle degli altri, del suo scoprire di poter auto-generare esperienze senso-motorie nel suo cervello, senza interagire con il mondo esterno. (Per chi fosse interessato alla nuova scienza della mente e anche alle sue conseguenze per la filosofia, mi permetto di rinviare a un mio libro intitolato "Una nuova mente", che uscirà a settembre per Codice Edizioni.) |
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