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L'ultima cena
26 marzo 2006
 
 
 
Tra le molte opere interessanti di Bigert e Bergstrom, due artisti di Stoccolma che collaborano dal 1986 alla realizzazione di opere, eventi e progetti d’arte, particolarmente interessante mi sembra il documentario Last Supper (L’ultima cena) che i due artisti hanno girato in vari paesi del mondo (USA, Tailandia, Sudafrica, Giappone, Filippine, Kenya e Svezia) e che proiettano nella “Ble Sky Room”, la ricostruzione di una sala d’attesa per condannati a morte. Al centro del film lo chef Brian Price, che illustra le ricette di una delle 200 ultime cene che ha cucinato in una prigione del Texas, ma anche documentari, foto, sculture e animazioni che ci inducono a interrogarci su un rituale che risale ai riti funerari dell’antichità e che, staccato progressivamente dal suo significato originario, assume oggi un carattere altrettanto assurdo e grottesco della pena capitale di cui è la “preparazione”. Mi sembra un bell’esempio di come l’arte (e talvolta la letteratura) spesso riesce a “mostrare” l’assurdo, a “spostare” e a focalizzare il nostro sguardo su aspetti grotteschi delle nostre pratiche sociali che la filosofia (e soprattutto la politica) da tempo non riescono a denunciare, o almeno a rimettere in discussione. (s.m)